Innovation Manager: arriva il decreto…ma il processo?

Il 10 maggio 2019 è stato approvato dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) il decreto che assegna un voucher finalizzato a sostenere fino al 50% del costo dell’Innovation Manager, per un massimo di 40 mila euro a impresa (prevalentemente PMI). È sicuramente un’iniziativa importante volta a supportare la crescita e lo sviluppo d’innovazioni in azienda, fattore quanto mai ineluttabile per rimanere e prosperare sul mercato.

Possiamo quindi considerare risolto il problema dell’innovazione?
Assumiamo o nominiamo un Innovation Manager e finalmente riusciremo a innovare i nostri prodotti e servizi come abbiamo sempre sognato?
Purtroppo non è così, e lo scenario è destinato anche peggiorare!

Fare innovazione oggi, infatti, è estremamente complesso. Più complesso di quanto lo sia mai stato in passato.

Da un lato si sono abbassate le barriere all’ingresso: chiunque può creare innovazioni milionarie, con un PC e una connessione internet; dall’altro c’è una crescente corsa delle aziende a fare innovazione, a lanciare continuamente sul mercato nuovi prodotti e nuovi servizi.
Il risultato è che fare “semplicemente” innovazione non basta più.
La “semplice” innovazione è diventata una commodity e non è più sufficiente per sopravvivere e prosperare!

Non basta lo sforzo di un singolo manager

L’innovazione diventa vera innovazione, e sprigiona il suo massimo potenziale, quando consente di distinguersi e differenziarsi da quanto già presente sul mercato poiché offre, per un gruppo di clienti, un risultato in termini funzionali, emotivi o di status, superiore a qualunque altra soluzione rivale.
In altre parole, l’innovazione in grado di portare benefici tangibili e sostenibili alle aziende è quella che noi chiamiamo Innovazione ad alto Impatto.

Nel contesto di oggi non basta più parlare di innovazione. È necessario parlare d’Innovazione ad Alto Impatto!

Questo tipo d’Innovazione ad Alto Impatto è estremamente complessa da gestire e non è pensabile che sia il risultato del lavoro e degli sforzi di un singolo individuo come l’Innovation Manager, per quanto bravo e dotato possa essere.

Per fare Innovazione ad Alto Impatto è necessario coniugare elementi di eccellenza tecnica, metodo e processi, con elementi di eccellenza sociali, comportamenti e abitudini delle persone – argomenti, questi, affrontati e sviluppati ogni anno nel corso dell’Executive Master Impact Innovation.

Alcune aziende hanno deciso di abbracciare questa sfida e cominciano ad assaporare i risultati. È il caso, ad esempio, di Zhermack che è riuscita a creare una vera e propria “catena di montaggio” dell’innovazione.

Il processo: gli Impact Innovation Workshop

Per chi invece fosse all’inizio di questo percorso, il primo passo è sicuramente quello di progettare in maniera strutturata delle modalità che aiutino le persone a pensare in maniera diversa e a sviluppare opportunità di differenziazione rispetto a quanto fatto finora.

Un elemento di eccellenza tecnica “semplice” – ma al tempo stesso molto efficace – per raggiungere questo scopo è rappresentato dagli Impact Innovation Workshop. Gli Impact Innovation workshop sono la maniera strutturata per introdurre in azienda una modalità di sviluppo efficace, e sostenibile, di proposte di soluzioni innovative ad alto impatto. Si contraddistinguono (e si differenziano dal classico brainstorming) per 4 elementi:

1. Preparazione

In fase di preparazione è necessario porre attenzione su 4 elementi.

Il primo è senza dubbio la costruzione del team. Se voglio andare a cogliere tutte le sfaccettature del valore per il cliente – non solo a livello di prodotto, ma anche a livello di esperienza d’uso – devo costruire un team che accolga al suo interno le conoscenze e le competenze su quello che sta “fuori”.
Per cui è necessario costruire un team multidisciplinare in cui è opportuno che non manchino le figure chiave di Ricerca & Sviluppo, Marketing, Commerciale, Customer Service (una fonte d’ispirazione enorme, perché a contatto tutti i giorni con le problematiche del cliente), Ingegneria, Supply Chain e Produzione.

Il secondo elemento fondamentale – ma spesso trascurato –  da definire prima di lanciare un Impact Innovation workshop sono i confini. È importante che al team vengano dati dei paletti: devo dire alle persone – che si muovono in un territorio che conoscono meno e che si discosta dal modo abituale di agire – che cosa è consentito fare e che cosa non è consentito fare, perché altrimenti rischio che restino troppo sul consolidato, su quello che per loro è usuale, oppure che facciano dei grossi voli pindarici, che potrebbero condurre a frustrazione se le proposte non venissero accolte dall’azienda.
Definire dei confini e dei vincoli è un fattore positivo, e non ostativo, alla generazione di nuove idee e previene sprechi di tempo e di energia.

Il terzo elemento è l’identificazione dei non clienti. Einstein diceva che “I problemi non possono essere risolti allo stesso livello di pensiero che li ha generati”. In altre parole, se fino ad oggi sono sempre stato focalizzato sui miei clienti, senza risultati apprezzabili in termini d’innovazione, continuando a concentrarmi su di loro difficilmente potrò identificare opportunità di differenziazione e di innovazione ad alto impatto.
È questo il caso di Sammontana: Invece che concentrarsi sui clienti, ovvero coloro che mangiano gelato, si è concentrata sui non clienti, ovvero coloro che non vogliono, o non possono, mangiare gelato. Ne è nato Amando un gelato senza latte vaccino (fatto con latte di mandorla per gli intolleranti al lattosio) che mantiene tutta la cremosità e la bontà della tradizione Sammontana.

Infine, il quarto elemento è legato alle esplorazioni. Le esplorazioni, fatte insieme al team di progetto, servono per provare a guardare il mondo con occhi diversi alla ricerca di compromessi che i clienti sono costretti a sopportare tra soluzioni alternative, alla ricerca di opportunità legate ai trend tecnologici o ai trend socioculturali utili a generare opportunità d’innovazioni ad alto impatto.
Non è un’attività che posso demandare a un ente esterno, a un ente terzo. È il team di progetto che deve raccogliere le informazioni sulle problematiche/criticità che oggi il mio prodotto/servizio porta soprattutto ai non-clienti. È da qui che possono nascere le proposte d’impatto per andare a trasformare attuali non-clienti in clienti soddisfatti!

2. Avvio e durata workshop

Gli Impact Innovation Workshop hanno una durata che va dalle 4 alle 6 ore.
Il suggerimento è spendere la prima parte del workshop a schematizzare e sintetizzare al team gli spunti principali emersi dalle esplorazioni.
Secondo consiglio: rendiamo gli spunti il più possibile visuali perché la nostra memoria a breve termine riesce a tenere insieme solo dalle 5 alle 9 informazioni, e per poco tempo. Di solito in queste esplorazioni si raccoglie una mole di informazioni molto importante e quindi più le rendiamo disponibili e visuali, a disposizione del team, e più risulta efficace tutta l’attività.

3. Rielaborare in piccoli gruppi

A differenza dei classici brainstorming, è opportuno evitare di cominciare la generazione delle proposte d’innovazioni ad alto impatto in plenaria.
È estremamente più utile e produttivo lavorare in piccoli gruppi. Questo perché esplorando contesti che sono più lontani dalla mia realtà, devo dare tempo alle idee di irrobustirsi e farle emergere con dinamiche di gruppo ridotte aumenta la possibilità di confrontarsi, di chiedere chiarimenti, di discutere; inoltre aiuta anche le idee più di frontiera a svilupparsi e a essere più solide.
Indicativamente, per ogni esplorazione, ciascun mini-team può generare dalle 3 alle 8 proposte di innovazione.

4. Condivisione in plenaria

Lo scopo della condivisione in plenaria non è più quello di generare idee, bensì di raccogliere i contributi del team esteso per migliorare e sviluppare ulteriormente le proposte germinate all’interno dei piccoli team. È fondamentale, in questa fase, forzare i membri del team a mettere in evidenza, per ciascuna proposta, i seguenti elementi:

  1. Quali sono gli elementi di valore della proposta e perché potrebbe essere interessante? Solitamente viene più facile trovare i motivi per cui un’innovazione non funziona o non si può fare. È invece molto importante in questa fase chiedersi perché potrebbe avere valore.
    Se una proposta ha valore, ed è chiaro perché ha valore, diventa più semplice trovare i mezzi e le energie per lavorare sulla fattibilità.
  2. Quali sono gli elementi che rischiano di farla fallire, e che dunque vanno investigati ulteriormente? Questi elementi rappresentano il combustibile per sviluppare ulteriormente le proposte e renderle più robuste.
  3. Che contributo posso dare alla soluzione per renderla ancora migliore? Questo elemento ha lo scopo di sfruttare il contributo di tutti i membri del team per far evolvere le proposte d’impatto.

È opportuno sottolineare come, a valle di un Impact Innovation workshop, è molto di più il lavoro da fare di quello che è stato fatto per generare Innovazioni ad Alto Impatto. Solitamente, infatti, sono necessari 2-3 Impact Innovation workshop per esplorare diverse direzioni.
Le proposte generate devono poi essere filtrate, ulteriormente sviluppate in soluzioni (per esempio attraverso il Concept Paper) e “stressate” per valutarne la robustezza e la solidità.

L’Impact Innovation Workshop rappresenta il primo passo per cominciare ad approcciare l’Innovazione ad Alto Impatto in maniera strutturata e sistematica.
Come recita un vecchio proverbio africano “mille passi cominciano sempre da uno”.


Articolo a cura di:

Gabriele Colombo

Partner e Executive Director Lenovys

Ha curato e sviluppato le sue competenze soprattutto in ambito dell’Innovazione secondo le logiche di Design Driven applicando i concetti nell'area di Ricerca e Sviluppo in aziende di carattere internazionale. È stato responsabile della definizione, pianificazione ed esecuzione di programmi di ricerca e consulenza legati al mondo dell’Innovazione e al miglioramento continuo; alla sua esperienza si aggiunge il ruolo di docente di Project Management e Gestione dell’Innovazione nei corsi dedicati a dirigenti aziendali presso la School of Management del Politecnico di Milano.
Dal 2021 è partner di Lenovys.

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