Il cinema tra sostenibilità e innovazione

PUNTI CHIAVE
  • I film non sono sempre stati così lunghi: il ruolo dello spettatore
  • Il ruolo di registri e produttori: Perché sperimentare?
  • Visione o pragmatismo?
  • Perché il cinema sfata tutti i falsi miti del mondo dell’innovazione

“Il cinema è un’invenzione senza futuro.”
Fratelli Lumière
(inventori del proiettore cinematografico)

Il 28 dicembre, nella ricorrenza della prima proiezione pubblica nel 1895, si festeggerà il 127° anniversario del cinema, e possiamo ormai affermare che i fratelli Lumière si sbagliavano!
Ma sappiamo capire perché il cinema è così longevo, tanto da essere capace di affrontare enormi crisi di ogni natura (quella economica, quella bellica, fino alla concorrenza della televisione), rivelandosi sempre capace di adattarsi ai cambiamenti e ai diversi contesti?

I film non sono sempre stati così lunghi: il ruolo dello spettatore

Nei primi anni del ‘900 il cinema non era fatto di lungometraggi e di storie particolarmente complesse o avvincenti; piuttosto, i registi di allora rappresentavano piccole azioni quotidiane, spesso di natura comica, o scene di breve durata, non così lontane da quelli che noi oggi chiamiamo “reel”.
Tra i più noti dell’epoca, o come diremmo oggi, “quelli con più views, quelli più virali”, citiamo The big swallow (1901), Un homme de têtes (1898), Le cheval emballé (1908).

Tenendo da parte questioni di natura tecnologica, uno dei principali motivi per cui non venivano prodotti film come li conosciamo oggi era il fatto che il pubblico non fosse pronto ad accogliere opere più complesse; basti pensare che a una delle prime proiezioni de L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat (1895) – pellicola dei fratelli Lumière che mostrava l’avvicinamento di un treno verso l’inquadratura le persone del pubblico fuggirono terrorizzate temendo che il treno potesse investirle davvero.

Il pubblico a quel tempo non era in grado di comprendere i salti logici o temporali, né i rapporti di causa/effetto, spazio/tempo di un film.
Oggi se vediamo rappresentata una persona che indossa un cappotto in casa e subito dopo la vediamo al ristorante, capiamo immediatamente che questa ha percorso un tragitto casa-ristorante e che è trascorso del tempo. Lo spettatore oggi svolge un ruolo attivo e integra con la riflessione e la partecipazione tutte le azioni logiche, anche se queste non sono visibili nella pellicola.
Prima, invece, il pubblico comprendeva solamente che un avvenimento portava a un effetto, che a sua volta scatenava un altro effetto e non a caso gli inseguimenti slapstick erano particolarmente in voga: un avvenimento darà il via alla caccia e i protagonisti correranno, un’inquadratura dopo l’altra, fino a che il colpevole sarà catturato.

Con il passare del tempo gli autori cercarono di realizzare film sempre più elaborati, con strutture narrative capaci di emozionare gli spettatori, mettendo in moto un processo di sperimentazione continua che portò all’utilizzo di espedienti tecnici al servizio della chiarezza narrativa: la profondità di campo, le didascalie, il colore, l’illuminazione o il montaggio.
Lo spettatore che prima scappava di fronte al treno dei fratelli Lumière adesso comprendeva che durante gli stacchi fra due luoghi diversi, le azioni avvenivano contemporaneamente.

Senza la sperimentazione sarebbe stato impossibile riuscire a raccontare storie di durata maggiore, più articolate, con più personaggi e in più luoghi diversi.

Il ruolo di registri e produttori: Perché sperimentare?

Dunque il cinema fin dalla sua nascita è in continuo cambiamento e il problema principale per registi e produttori, adesso come allora, rimane capire come attuare il cambiamento e come gestirlo. Ma perché fin dagli albori del cinema si sentiva questa forte necessità di innovare e di sperimentare?
Uno strumento che funziona e che guadagna avrebbe avuto bisogno solamente di nuove storie, non di nuove tecniche, il pubblico poi non era certamente esigente, non chiedeva niente di diverso da quello che stava vedendo. E allora, da cosa scaturiva questa necessità di sperimentare?

I registi del tempo, di fronte a un mezzo completamente nuovo, erano spinti dalla curiosità di scoprire tutto ciò che si poteva fare con una pellicola, mossi dalla voglia di imparare, di migliorare e di divulgare il loro nuovo prodotto finale. Solamente così avrebbero accresciuto il valore delle opere, e solamente così avrebbero potuto accrescere la loro popolarità e progredire.

Visione o pragmatismo?

La capacità di guardare il mondo da una nuova prospettiva, liberi da preconcetti e canoni tradizionali, è una delle caratteristiche distintive di uno sperimentatore. Una prospettiva nuova, diversa, che può sembrare sbagliata ai più, non è detto che sia sempre un errore.

E anche un errore, se sfruttato nel modo corretto, può rivelarsi un’arma e un vantaggio competitivo, come accadde per esempio a George Méliès, regista e padre degli effetti speciali.
Méliès scoprì la tecnica del montaggio, ossia tagliare e unire parti di pellicola, ma soprattutto scoprì che si poteva interrompere la continuità della narrazione e, di conseguenza, la continuità di un’esperienza reale che si sta filmando. Il regista rimase estasiato dall’effetto di questa tecnica, tanto da applicare subito questo effetto nell’opera del 1896 Escamotage d’une dame au theatre Robert Houdini.

Questo ci fa riflettere sul senso dell’innovazione e della sperimentazione continua: ciò che per l’epoca sarebbe stato un errore (perché le scene dovevano essere compiute, avere un inizio, procedere in ordine cronologico, rappresentare il reale e poi concludersi) si trasforma piuttosto in opportunità da sfruttare per continuare a sperimentare, innovare e progredire, grazie alla capacità di Méliès di riuscire a guardare l’accaduto da un’altra prospettiva, diversa e nuova.

Purtroppo però mentre dal punto di vista tecnico e registico era lungimirante e innovatore, sul versante burocratico e giuridico Méliès era ancora troppo ingenuo: la sua compagnia cinematografica dichiarò velocemente bancarotta a causa delle politiche commerciali: nonostante i suoi film spopolassero in Europa e in America, Méliès vendeva le sue pellicole ma non riceveva il diritto d’autore per le singole proiezioni.

Secondo la sua autobiografia George Méliès scoprì casualmente il montaggio e la tecnica della doppia esposizione della pellicola mentre stava filmando per le strade di Parigi: la macchina da presa si inceppò e servirono alcuni minuti per ripararla e rimetterla in funzione.
In fase di sviluppo della pellicola, Méliès si accorse che nel momento in cui stava filmando stava passando una carrozza che di colpo scomparve e un carro funebre prese il suo posto. Come lui stesso ricorda:
“[…] produsse un effetto inatteso un giorno che riprendevo prosaicamente Place de l’Opéra. Mi ci volle un minuto per sbloccare la pellicola e far ripartire la cinepresa. Durante quel minuto, naturalmente, i passanti, gli autobus e le automobili avevano cambiato posizione. Nel proiettare la pellicola, che avevo unito di nuovo nel punto in cui si era strappata, vidi all’improvviso un autobus della linea Madeleine-Bastiglia trasformarsi in un carro funebre, e gli uomini tramutarsi in donne.

Georges Méliès, Annuaire général et international de la Photographie, Plon 1907. Citato in AA. VV, Le cinéma naissance d’un art – 1895-1920, a cura di Daniel Banda e José Moure, Flammarion, Parigi 2008.

Perché il cinema sfata tutti i falsi miti del mondo dell’innovazione

L’impresa cinematografica, come la conosciamo oggi ma anche fin dalla sua nascita, aveva già tutte le caratteristiche di una Innovazione ad alto impatto, che porta un alto impatto e un alto valore tanto al cliente, quanto all’azienda (nel caso della nostra storia, a registi e produttori). La sua capacità di trasformazione – che ha reso possibile superare ogni tipo di crisi legata al contesto – insegna che essere capaci di innovare in maniera continua, seriale e sostenibile è la chiave del successo e della longevità di una impresa.

Nel veloce excursus dei 127 anni di storia del cinema, e in senso più ampio della società, riconosciamo nella curiosità la molla che ha spinto al cambiamento.
Produttori e registi erano spinti dalla curiosità per il nuovo mezzo, dalle implicazioni tecnologiche dello strumento e dall’ambizione di veder crescere il valore della loro opera e saper stupire gli spettatori, mostrando loro qualcosa che non avevano mai visto.

Il cinema nasce con lo sguardo verso il futuro, con un carattere ambizioso e pronto ad accettare le sfide che gli si ponevano davanti, ma la sperimentazione non è sufficiente se non accompagnata da una scrupolosa raccolta dei dati e da una altrettanto scrupolosa analisi.

Dall’aneddoto di George Méliès che inventa il montaggio, ma finisce in bancarotta perché manca di un modello di profitto che sia funzione della sua notorietà, impariamo che la genialità, la curiosità e la tecnologia costituiscono tutti ingredienti necessari, ma che da soli non bastano a garantire l’alto impatto, il ritorno economico dei nostri sforzi, o il successo duraturo (né la fama eterna… avevate mai sentito il suo nome?).

Riletta in questa ottica potremmo dire che la storia del cinema esemplifica e sfata tutti i falsi miti legati all’immaginario dell’innovazione:

  • L’innovazione non nasce solo dall’ascolto del cliente
  • L’innovazione non è solo una questione di novità
  • L’innovazione non è solo una questione tecnologica
  • L’innovazione non è solo un fatto di genialità e di idee altamente creative.

Creare il massimo valore per sé e per gli spettatori è l’aspirazione che ha fatto da filo conduttore a produttori e registi sospingendo innovazione e creatività, ma è anche il principio cardine del modello di azienda che Lenovys persegue.

Grazie al supporto di Lenovys ai progetti di sviluppo e innovazione, imprenditori e manager possono esprimere tutto il potenziale umano, tecnologico e organizzativo delle loro aziende, lasciando un segno tangibile e sostenibile che parte dai confini aziendali e influenza positivamente la società e l’ambiente.

Invece di concentrarsi unicamente sulle prestazioni aziendali, Lenovys aiuta le aziende a diventare Lean Lifestyle Company, ovvero a crescere, innovare e migliorare i propri risultati e, allo stesso tempo, ad aumentare la qualità di vita delle persone, alla ricerca di una profonda e concreta sostenibilità economica e umana.

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